A Prato solo il 9,75% dei veicoli circolanti appartiene alle categorie sottoposte a divieti. Servono nuove misure per contrastare l’alto livello d’inquinamento.
Dopo il mese di dicembre segnato da un alto tasso di smog (vedi il nostro articolo), la situazione non migliora nel mese di gennaio. Le ordinanze volte a abbassare i livelli di smog non funzionano, e c’è un motivo: in una città come Prato, condizionata nell’inquinamento sì dall’alto traffico viario, ma anche dalla vicinanza con l’autostrada e dal riscaldamento degli edifici, soltanto il 9,7% dei veicoli in circolazione appartiene a quella categoria che viene fermata dalle ordinanze comunali (qui quelle pratesi).
Stando alle parole dell’assessore alla mobilità Filippo Alessi, fermare i veicoli Euro 0 ed Euro 1 è stato un atto soprattutto “simbolico”: serve un piano più strutturato e molto più complesso per affrontare la salubrità dell’aria pratese, finora “salva” soprattutto grazie alla tramontana che permette un buon ricircolo di aria.
Si deve ricordare che Prato vanta tristi primati: anzitutto, il rapporto fra popolazione residente e auto è di 60.1 veicoli a idrocarburi ogni 100 persone (uno dei più alti in Italia); su una popolazione 191mila abitanti i mezzi circolanti Euro 0 e Euro 1 sono il 9,75 % su un parco circolane di 115mila mezzi, privati e commerciali, dato che pone Prato fra le città con la maggiore densità di veicoli. Il 77,92% dei veicoli è Euro 3-4-5, mentre gli Euro 2 ed Euro 6 arrivano ad appena il 12%. Inoltre ben il 68% della circolazione è interna al comune, mentre il 32% è diretta verso l’esterno della città. A questo, si deve aggiungere che purtroppo soltanto l’8,5 % dei mezzi circolanti è dedicata al trasporto pubblico.
«Contro l’inquinamento da auto e veicoli dovrebbe esserci tutta un’altra politica sul trasporto pubblico che definirei assente», afferma il presidente dell’Aci di Prato e Provincia, Federico Mazzoni «il problema è la mancanza di politiche nazionali sul trasporto pubblico, sull’investire in modo radicale sulle infrastrutture del trasporto pubblico. In alternativa, resta l’auto, al di là del simbolo che per alcuni può rivestire l’oggetto»
Puntare quindi a politiche di trasporto pubblico e di mobilità sostenibile a più ampio raggio, perché le singole politiche dei piccoli centri urbani non bastano a dare una vera alternative ai cittadini nell’utilizzo di trasporti alternativi alla propria automobile.